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giovedì 22 maggio 2014
HER - a cura di Michela Pavan
Film originale: affidare il
ruolo di co-protagonista femminile a una
voce. E’ essenzialmente una storia d’amore, impostata come una storia d’amore
“al singolare”, appoggiandosi sullo sforzo dello spettatore di associare a una
voce un individuo e alla capacità del protagonista maschile di ascoltare,
diventando volto emittente e ricevente. Il film riesce a fare dell’assenza (ben
più forte presenza) il centro di una riflessione tutt’altro
che banale perché non limitata solo alle questioni dell’amore, ma a tutte le
relazioni umane. Della difficoltà enorme insita nella ricerca della felicità.
Felicità fatta di cose materiali, ma anche di spirito e intelletto,
dall'equilibrio precario e misterioso. Per dar voce e corpo a uno dei più
consueti e antico tra i temi trattati dall'arte (e dal cinema ), il registra
utilizza in maniera personale e addirittura "nuova", un elemento fantastico, l'inserimento di una
sola inverosimile stranezza per attivare meccanismi e percorsi nuovi di
rappresentazione.
Ambientato in un futuro abbastanza prossimo, in una Los Angeles
riconoscibile non solare e essenzialmente vuota, Theodore (Joaquin Phoenix) è impiegato di una compagnia che attraverso internet scrive
lettere personali per conto di altri. Da quando si è lasciato con la ragazza
che aveva sposato non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si
rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di
sistemi operativi, animati da un'intelligenza artificiale sorprendentemente
"umana", arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa,
che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione. L’OS
“voce” si dimostra sensibile, profondo e divertente, il rapporto si crescerà in
amicizia, si trasformerà in amore, ma…
Non è un film di immagini, a parte i primissimi
piani sul protagonista maschile (tra l’altro con un Joaquin Phoenix super
espressivo nell’esprimere l’inquietudine e sofferenza). E’ un film strutturato
essenzialmente sui dialoghi tra il protagonista e la sua Intelligenza
Artificiale, dimostrando quanto può essere affascinante l’uso della voce
(quella Scarlett Johansson nella versione originale e Micaela Ramazzotti in
quella italiana); soprattutto “la parola”, in tutte le sue sfaccettature,
diventa elemento della fascinazione.
Nel film la voce e la
“parola” del Sistema Operativo sembrano essere sufficienti a superare
l’handicap della “non fisicità”. Il sistema operativo riesce a interagire con
l’umano utilizzando una metodologia prettamente scientifica, cioè
immagazzinando tutte le informazioni collegate all’individuo e sviluppandole
tramite l’esperienza, in questo modo si concretizzerà una “affinità elettiva”,
in realtà non veritiera ma costruita meccanicamente.
Questo trasparirà solo alla
conclusione del film. In realtà essendo una macchina verrà svelato che il
rapporto non è univoco e personale, ma riguarderà più soggetti
contemporaneamente e dimostrerà quanto la tecnologia può essere disumana in cui
tali sistemi operativi possono collegarsi con 8316 persone e innamorarsene di
641.
Il registra non infierisce contro la
tecnologia anzi la asseconda in queste applicazioni estreme anche con dei
risvolti grotteschi. In questa storia la tecnologia aiuta e non ostacola lo
spirito a emergere Non si
evidenzia cosa la tecnologia rischi di farci ma chi siamo noi mentre ci
guardiamo nel suo specchio.
Alla fine l’immagine che ne esce è di un profondo stato di
vuoto. Un futuro molto triste si prospetta,
in cui i rapporti interpersonali sono ridotti ai minimi termini, ognuno
relegato in se stesso e appigliato al proprio auricolare in case tristi vuote e
grigie, in cui passione e divertimento diventano i soli giochi virtuali.
mercoledì 14 maggio 2014
Film e Musica, un grande connubio se interpretato da filmmaker! Nuovo sito di piccoli film: http://pretaporter.amicoharvey.com/
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